Quando si parla di alimentazione si pensa subito ad un fatto fisiologico (bisogno primario) dimenticando che gesti, informazioni e abitudini ad essa correlati possono essere considerati elementi fondanti della personalità, condizionandone la vita dalla nascita alla vecchiaia.
Il nutrirsi dunque non è solamente soddisfazione del bisogno primario ed istinto di conservazione (se non mangio, muoio), ma anche e soprattutto un momento di scambio ricco di fattori emotivi, affettivi, sociali, culturali ed intellettivi, fondamentale per la costruzione della soggettività e del senso del sè.
E un celiaco quando arriva il momento del pasto e non può mangiare come gli altri come si sente?
Cosa prova quando, invitato ad una festa o ad una cena, non trova nulla da poter mangiare?
Che sente quando gli amici vanno insieme in pizzeria o prendono un panino al volo o decidono all'ultimo momento di mangiare un gelato??
Si sente diverso e "non facente parte", prova sentimenti di tristezza ed inadeguatezza, si rinchiude in sè ed in casi gravi si isola ed evita inviti e momenti di aggregazione in genere.
Forse non per tutti i celiaci è così però...
E mio figlio celiaco cosa sente? cosa prova? che pensa?
Mi illudo da mamma che, portando sempre con me l'impossibile in versione senza glutine e cucinando dalla mattina alla sera anticipando le sue richieste e desideri, lui non provi tristezza e non si accorga delle difficoltà, delle differenze e non veda, soprattutto non veda, l'indifferenza e l'ignoranza di qualcuno.
Se questo atteggiamento (criticabile, ne sono consapevole, ma trovatevi voi nelle mie scarpe e poi ne riparliamo, ok??) poteva andare bene fin quando "dipendeva" da me e suo padre, ora che scalpita per "fare da solo" e che l'adolescenza inizia a sconvolgere e a stravolgere fisicamente, socialmente e psicologicamente il mio "celiachino", catapultandolo nel mondo degli adulti e spingendolo all'acquisizione dell'autonomia ed all'affermazione di sè, mi rendo conto che è il momento questo di fare un passo indietro e di lasciarlo andare, libero anche di sbagliare.
Ne sa molto più di me di senza glutine e celiachia, di contaminazioni e pillola, di vaccini e spiga barrata. E' in grado di spiegare -e ottenere- un pasto senza glutine quando va al ristorante da solo con gli amici (!!!) e sa dire no se non è sicuro di ciò che gli viene proposto.
Mi son goduta però lo stupore dei suoi occhi e la gioia del suo sorriso nella sua "giornata normale" fatta di cinema, panino e gelato, esattamente come me e suo fratello e come tutti gli altri ragazzini e non che abbiamo incontrato.
"Dopo il cinema, ti va un panino e poi un gelato artigianale?"
Pensava lo stessi prendendo in giro, ci siamo preparati e siamo usciti senza portarci dietro nulla, nemmeno un pacchetto di grissini. Nulla.
Abbiamo visto il film e poi siamo entrati nel fast food ed abbiamo ordinato.
Pazienza se la ragazza alla cassa non ci ha risposto come desideravamo (D.:"scusi, anche le patatine sono senza glutine?", R.: "Le prendono tutti!!" D. : "Veramente questa non è la risposta che avrei voluto sentire...", R. : "C'è la lista degli ingredienti, legga là se je va'...") e la catena famosa deve addestrare meglio i suoi dipendenti circa la celiachia, noi avevamo il nostro panino gf e le nostre patatine gf (poi abbiamo fatto in modo che la ragazza chiedesse lumi al suo responsabile...) e nulla ci ha distratti o ha rovinato questo agognato momento di normalità.
Il gelato era buonissimo, il servizio ottimo, nulla da rilevare se non preparazione e gentilezza.
Volevo condividere con chi legge questo blog questa giornata, molto ricca di emozioni e le mie riflessioni ad essa collegate.
Buon proseguimento a tutti\e
Vale
Fonti:
1
2
3
Dove abbiamo mangiato:
qui e qui